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Profili di buffer

Un profilo di buffer definisce delle caratteristiche comuni a molti articoli a buffer.

In questo modo si può associare ad ogni articolo a buffer il suo profilo e rendere più semplice e veloce la modifica dei relativi parametri, infatti apportando una modifica ad un profilo la stessa verrà automaticamnte applicata a tutti gli articoli che sono associati ad esso.

Un profilo è individuato dalla combinazione di tre parametri:

  1. tipo parte

    • M = manufacturing, cioè parte prodotta in fabbrica (prodotto finito o semilavorato)
    • I = intermediate, cioè parte semilavorata prodotta in fabbrica (questa distinzione rispetto alla M è facoltativa)
    • P = purchase, parte acquistata
    • D = distributed, parte stoccata in un centro di distribuzione (in questo caso il record non può avere il campo magazzino vuoto)
  2. categoria di lead time

    confrontando tra loro articoli con lo stesso tipo parte, si possono definire un valore inferiore ed uno superiore del lead time che consentono di raggruppare gli articoli in tre gruppi con un coefficiente associato compreso tra 0 ed 1.

    • S = short lead time items, articoli con tempo approvvigionamento corto (coefficiente tra 0.61 ed 1)
    • M = mid lead time items, articoli con tempo approvvigionamento medio (coefficiente tra 0.41 e 0.6)
    • L = long lead time items, articoli con tempo approvvigionamento lungo (coefficiente tra 0 e 0.4)

    Il valore del coefficiente è inversamente proporzionale al tempo di approvvigionamento, poichè per articoli con lungo periodo è preferibile avere più ordini di minore dimensione che pochi ordini di grosse dimensioni, in modo da ridurre il rischio derivante da problemi di consegna.

  3. categoria di variabiltà

    confrontando tra loro articoli con lo stesso tipo parte, analizzando la variabilità lato domanda e lato fornitura, si decide se un buffer è caratterizzato da variabilità bassa, media o alta.

    Si tratta di un analisi più complessa di quella del lead time poichè deve tenere conto della variabilità della domanda (per esempio verificando la dispersione statistica dei valori della domanda su un arco di tempo significativo), della varibilità lato fornitura (per esempio considerando la dispersione statistica dei ritardi di fornitura), e tenendo presente se come figli di distinta o come padri sono presenti altri buffer, che per loro natura riducono la variabilità.

    Vengono considerati tre livelli di variabiltà associati ad un coefficiente compreso tra 0 ed 1 come segue:

    • L = low variability o bassa variabilità (coefficiente compreso tra 0 e 0.4)
    • M = mid variability o media variabilità (coefficiente compreso tra 0.41 e 0.6)
    • H = high variability o alta variabilità (coefficiente compreso tra 0.61 e 1)

    Più è alta la variabilità e più elevato deve essere il livello di scorta di sicurezza del buffer (zona rossa), che risulta appunto proporzionale al coefficiente di variabilità.